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Non c’è un solo Cloud, ma modelli diversi e combinazioni che portano a soluzioni distinte. Cambiano caratteristiche, costi, funzionalità e rischi associati. In un mondo virtuale senza confini, anche sul tema della sovranità occorre sgombrare il campo dagli equivoci: Netalia è il Public Cloud nazionale, infrastruttura sul territorio strategica e sicura, così flessibile e dinamica da supportare ogni esigenza.

Può sembrare un gioco di parole, ma la verità è che la narrazione intorno al Cloud è ancora, per certi versi, nebulosa.

“Intanto perché il Cloud non è uno solo, o meglio non c’è un’unica via all’adozione. Poi perché occorre distinguere tra le singole tecnologie abilitanti e le architetture complessive, che mettono in relazione queste tecnologie e che possono essere ingegnerizzate con logiche diverse, portando a soluzioni intrinsecamente differenti. Infine, perché il Cloud non è un non-luogo virtuale: esiste un tema normativo e di governance sui dati archiviati, e anche qui occorre fare chiarezza”.

A parlare è Michele Zunino, Amministratore Delegato di Netalia, il provider italiano di Public Cloud italiano (la ripetizione è voluta).

“La complessità aumenta se pensiamo allo scenario competitivo in cui i Cloud provider operano, molto dinamico e caratterizzato da un alto numero di player posizionati in diversi punti e con pesi variabili sulla catena del valore, ognuno con le proprie competenze specialistiche. In un mercato che in Italia vale 4,5 miliardi di euro e cresce a ritmi del 20% all’anno, giova anche una considerazione di natura industriale: credo che gli operatori nazionali dovrebbero puntare verso modelli di aggregazione virtuosi, per valorizzare le capacità peculiari di ciascuno e ridurre al minimo le aree di sovrapposizione e concorrenza diretta”.

Tre modelli di fruizione dell’IT a confronto

Ma facciamo un passo indietro, alla base delle scelte disponibili sul Cloud. I dati possono essere conservati On premise, ovvero in data center privati locati presso le stesse strutture dove si svolge l’operatività aziendale. Le macchine sono di proprietà aziendale e sono a carico dell’azienda anche la manutenzione e l’aggiornamento di hardware e software, oltre a qualunque attività di backup e disaster recovery. È la soluzione più rigida, non è scalabile quantitativamente e rappresenta un costo fisso di investimento, da ammortizzare. Un’altra opzione è quella del Private Cloud: in questo caso, i data center sono gestiti e monitorati dal provider. L’utente finale può possedere l’hardware, ma la soluzione resta rigida in termini di flessibilità delle dimensioni e gestire la replica e la data protection è difficile e oneroso.
E poi c’è il Public Cloud, la scelta di Netalia. Secondo la definizione del National Institute of Standards & Technology americano (NIST), è un Cloud condiviso e multi-tenant, scalabile potenzialmente all’infinito ed erogato secondo un modello a consumo. Consente economie di scala a tutti i livelli, dal consumo energetico alla condivisione delle risorse di calcolo e l’accesso di rete è protetto a più livelli. Gli utenti non hanno alcun onere di gestione, godono di protezione by design verso attacchi esterni e incidenti fisici o tecnici, i sistemi sono progettati in logica di Disaster Recovery e facilitano l’implementazione di modelli di Backup e Business continuity sui livelli necessari al cliente.

Cosa vuol dire veramente ‘sovranità del dato’

Netalia offre quindi lo stesso modello di erogazione proposto dagli hyperscaler, i colossi globali del settore. Con in più diversi vantaggi, specificamente per le imprese italiane.

“Netalia garantisce la sovranità del dato, non la semplice residenza. La localizzazione dei data center sul territorio nazionale, infatti, non è di per sé una garanzia di protezione e sicurezza: in determinate condizioni (si pensi al Cloud Act) e a seconda dei termini contrattuali, i dati possono essere spostati e persino non essere più nella disponibilità dell’utente. Solo la sovranità nazionale garantisce da qualunque trasferimento non concordato e soprattutto determina che le informazioni siano trattate secondo le norme vigenti nel Paese di residenza: la governance resta sempre e comunque in Italia e nelle mani dell’azienda che ha generato il dato”.

Un servizio consulenziale anche per le PMI

Zunino aggiunge una fondamentale osservazione di metodo:

“I grandi operatori offrono soluzioni e livelli di assistenza standardizzati, spesso inaccessibili o inadatti alle esigenze di un tessuto imprenditoriale fatto di piccole e medie imprese. A tutti, ma a queste aziende in particolare, serve un servizio ‘tailor-made’: flessibile, progettuale, consulenziale, che accompagni un cloud journey personalizzato. Netalia è un alleato strategico per i propri clienti: insieme, troviamo soluzioni che abilitano la trasformazione radicale”.

 

Leggi l’articolo su Office Automation

Non c’è un solo Cloud, ma modelli diversi e combinazioni che portano a soluzioni distinte. Cambiano caratteristiche, costi, funzionalità e rischi associati. In un mondo virtuale senza confini, anche sul tema della sovranità occorre sgombrare il campo dagli equivoci: Netalia è il Public Cloud nazionale, infrastruttura sul territorio strategica e sicura, così flessibile e dinamica da supportare ogni esigenza.

Può sembrare un gioco di parole, ma la verità è che la narrazione intorno al Cloud è ancora, per certi versi, nebulosa.

“Intanto perché il Cloud non è uno solo, o meglio non c’è un’unica via all’adozione. Poi perché occorre distinguere tra le singole tecnologie abilitanti e le architetture complessive, che mettono in relazione queste tecnologie e che possono essere ingegnerizzate con logiche diverse, portando a soluzioni intrinsecamente differenti. Infine, perché il Cloud non è un non-luogo virtuale: esiste un tema normativo e di governance sui dati archiviati, e anche qui occorre fare chiarezza”.

A parlare è Michele Zunino, Amministratore Delegato di Netalia, il provider italiano di Public Cloud italiano (la ripetizione è voluta).

“La complessità aumenta se pensiamo allo scenario competitivo in cui i Cloud provider operano, molto dinamico e caratterizzato da un alto numero di player posizionati in diversi punti e con pesi variabili sulla catena del valore, ognuno con le proprie competenze specialistiche. In un mercato che in Italia vale 4,5 miliardi di euro e cresce a ritmi del 20% all’anno, giova anche una considerazione di natura industriale: credo che gli operatori nazionali dovrebbero puntare verso modelli di aggregazione virtuosi, per valorizzare le capacità peculiari di ciascuno e ridurre al minimo le aree di sovrapposizione e concorrenza diretta”.

Tre modelli di fruizione dell’IT a confronto

Ma facciamo un passo indietro, alla base delle scelte disponibili sul Cloud. I dati possono essere conservati On premise, ovvero in data center privati locati presso le stesse strutture dove si svolge l’operatività aziendale. Le macchine sono di proprietà aziendale e sono a carico dell’azienda anche la manutenzione e l’aggiornamento di hardware e software, oltre a qualunque attività di backup e disaster recovery. È la soluzione più rigida, non è scalabile quantitativamente e rappresenta un costo fisso di investimento, da ammortizzare. Un’altra opzione è quella del Private Cloud: in questo caso, i data center sono gestiti e monitorati dal provider. L’utente finale può possedere l’hardware, ma la soluzione resta rigida in termini di flessibilità delle dimensioni e gestire la replica e la data protection è difficile e oneroso.
E poi c’è il Public Cloud, la scelta di Netalia. Secondo la definizione del National Institute of Standards & Technology americano (NIST), è un Cloud condiviso e multi-tenant, scalabile potenzialmente all’infinito ed erogato secondo un modello a consumo. Consente economie di scala a tutti i livelli, dal consumo energetico alla condivisione delle risorse di calcolo e l’accesso di rete è protetto a più livelli. Gli utenti non hanno alcun onere di gestione, godono di protezione by design verso attacchi esterni e incidenti fisici o tecnici, i sistemi sono progettati in logica di Disaster Recovery e facilitano l’implementazione di modelli di Backup e Business continuity sui livelli necessari al cliente.

Cosa vuol dire veramente ‘sovranità del dato’

Netalia offre quindi lo stesso modello di erogazione proposto dagli hyperscaler, i colossi globali del settore. Con in più diversi vantaggi, specificamente per le imprese italiane.

“Netalia garantisce la sovranità del dato, non la semplice residenza. La localizzazione dei data center sul territorio nazionale, infatti, non è di per sé una garanzia di protezione e sicurezza: in determinate condizioni (si pensi al Cloud Act) e a seconda dei termini contrattuali, i dati possono essere spostati e persino non essere più nella disponibilità dell’utente. Solo la sovranità nazionale garantisce da qualunque trasferimento non concordato e soprattutto determina che le informazioni siano trattate secondo le norme vigenti nel Paese di residenza: la governance resta sempre e comunque in Italia e nelle mani dell’azienda che ha generato il dato”.

Un servizio consulenziale anche per le PMI

Zunino aggiunge una fondamentale osservazione di metodo:

“I grandi operatori offrono soluzioni e livelli di assistenza standardizzati, spesso inaccessibili o inadatti alle esigenze di un tessuto imprenditoriale fatto di piccole e medie imprese. A tutti, ma a queste aziende in particolare, serve un servizio ‘tailor-made’: flessibile, progettuale, consulenziale, che accompagni un cloud journey personalizzato. Netalia è un alleato strategico per i propri clienti: insieme, troviamo soluzioni che abilitano la trasformazione radicale”.

 

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