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C’è qualcosa che influenzi di più la nostra società dello sviluppo digitale?

È un’evoluzione così pervasiva che gli attori chiamati a gestirla devono operare all’interno del perimetro di interesse della comunità di riferimento. Anche per i cloud provider italiani il ruolo è quindi sempre più strategico.

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto dedicare, nel discorso di fine anno, una particolare attenzione alle prospettive della trasformazione digitale, un “cambiamento […] di cui probabilmente fatichiamo tuttora a comprendere la portata”.

Proprio per questo, il Presidente ha precisato che “La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società. Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini”. Un messaggio molto chiaro: quella digitale è una rivoluzione prima di tutto culturale, con impatti sociali ed economici di grande portata.

La tecnologia segue e supporta questo processo di cambiamento. A volte, tuttavia, riesce a influenzarne i risultati, polarizzando gli interessi in gioco su pochi operatori globali. Da questo nasce l’attenzione crescente dell’Europa e dei singoli Stati membri (ma la consapevolezza sta crescendo anche negli Stati Uniti) su tematiche quali la formazione, la cybersicurezza e l’indipendenza digitale. Ne sono immediata conseguenza un pacchetto di regole eurocomunitarie atte a prevenire abusi da parte delle grandi piattaforme di servizi cloud, un mercato dominato da pochi player capaci di assicurarsi risorse e competenze, a volte sottraendole ai mercati locali.

Per accogliere e guidare la trasformazione digitale del nostro Paese, dobbiamo comprenderne gli impatti più profondi, valorizzando maggiormente le aziende italiane che innovano – non come una forma di protezionismo economico – ma per avere più cura degli interessi nazionali legati alla protezione dei dati personali, alla crescita di opportunità locali, al futuro dei giovani laureati in materie STEM, che dovrebbero trovare sbocchi adeguati anche in Italia.

Il mercato punta già sui vantaggi offerti dalla trasformazione digitale, inclusa la migrazione verso servizi di cloud computing capaci di rendere le aziende più competitive grazie a costi di produzione inferiori, più produttività, consumi energetici ridotti perché spostati sul fornitore.

È grazie alla commessa pubblica del PNRR che anche la Pubblica Amministrazione può avvantaggiarsi della rivoluzione cloud, andando incontro alla rinnovata esigenza di sicurezza nel trattamento dei dati più strategici e rendendo più moderna la propria offerta a cittadini e imprese. Questo si traduce in un impegno più oneroso per i fornitori di servizi Cloud alla PA, oggi coinvolti nel nuovo percorso di qualificazione messo a punto dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN).

Non si parla solo di strumenti, né di operatività o di progresso tecnologico in senso stretto. È in gioco il futuro, la competitività del paese, la sostenibilità del nostro modello di sviluppo e la formazione delle prossime generazioni. Non a caso, la transizione energetica e la riforma della scuola completano il podio delle priorità ricordate dal Presidente della Repubblica a fine anno.

Ecco perché il ruolo che gli operatori cloud italiani sono chiamati a ricoprire è sempre più strategico e fondamentale per gli utenti e per le pubbliche amministrazioni che vogliano essere protagonisti della trasformazione.

C’è qualcosa che influenzi di più la nostra società dello sviluppo digitale?

È un’evoluzione così pervasiva che gli attori chiamati a gestirla devono operare all’interno del perimetro di interesse della comunità di riferimento. Anche per i cloud provider italiani il ruolo è quindi sempre più strategico.

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto dedicare, nel discorso di fine anno, una particolare attenzione alle prospettive della trasformazione digitale, un “cambiamento […] di cui probabilmente fatichiamo tuttora a comprendere la portata”.

Proprio per questo, il Presidente ha precisato che “La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società. Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini”. Un messaggio molto chiaro: quella digitale è una rivoluzione prima di tutto culturale, con impatti sociali ed economici di grande portata.

La tecnologia segue e supporta questo processo di cambiamento. A volte, tuttavia, riesce a influenzarne i risultati, polarizzando gli interessi in gioco su pochi operatori globali. Da questo nasce l’attenzione crescente dell’Europa e dei singoli Stati membri (ma la consapevolezza sta crescendo anche negli Stati Uniti) su tematiche quali la formazione, la cybersicurezza e l’indipendenza digitale. Ne sono immediata conseguenza un pacchetto di regole eurocomunitarie atte a prevenire abusi da parte delle grandi piattaforme di servizi cloud, un mercato dominato da pochi player capaci di assicurarsi risorse e competenze, a volte sottraendole ai mercati locali.

Per accogliere e guidare la trasformazione digitale del nostro Paese, dobbiamo comprenderne gli impatti più profondi, valorizzando maggiormente le aziende italiane che innovano – non come una forma di protezionismo economico – ma per avere più cura degli interessi nazionali legati alla protezione dei dati personali, alla crescita di opportunità locali, al futuro dei giovani laureati in materie STEM, che dovrebbero trovare sbocchi adeguati anche in Italia.

Il mercato punta già sui vantaggi offerti dalla trasformazione digitale, inclusa la migrazione verso servizi di cloud computing capaci di rendere le aziende più competitive grazie a costi di produzione inferiori, più produttività, consumi energetici ridotti perché spostati sul fornitore.

È grazie alla commessa pubblica del PNRR che anche la Pubblica Amministrazione può avvantaggiarsi della rivoluzione cloud, andando incontro alla rinnovata esigenza di sicurezza nel trattamento dei dati più strategici e rendendo più moderna la propria offerta a cittadini e imprese. Questo si traduce in un impegno più oneroso per i fornitori di servizi Cloud alla PA, oggi coinvolti nel nuovo percorso di qualificazione messo a punto dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN).

Non si parla solo di strumenti, né di operatività o di progresso tecnologico in senso stretto. È in gioco il futuro, la competitività del paese, la sostenibilità del nostro modello di sviluppo e la formazione delle prossime generazioni. Non a caso, la transizione energetica e la riforma della scuola completano il podio delle priorità ricordate dal Presidente della Repubblica a fine anno.

Ecco perché il ruolo che gli operatori cloud italiani sono chiamati a ricoprire è sempre più strategico e fondamentale per gli utenti e per le pubbliche amministrazioni che vogliano essere protagonisti della trasformazione.

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